Il Petty Motorsports con una monoposto nel 2017

Richard Petty, l’ex pilota con il maggior numero di successi  ed il maggior numero di titoli nella storia di questa categoria, ha deciso dopo il ritiro di Brian Scott, pilota che guidò la Ford Fusion 44, di concentrarsi solo ed esclusimente sulla celeberrima monoposto 43 in mano ad Aric Almirola.

Il team infatti scende da un’ organizzazione da due ad un’ auto per il 2017 a dimostrazione anche dei pessimi risultati in stagione. Un team che fino a sette anni fa aveva addirittura quattro auto.

“A fine stagione del 2016 siamo giunti alla decisione che per noi può garantire il massimo rendimento. Pensiamo che nel miglior interesse degli sponsors e del Richard Petty Motorsports concentrare le nostre risorse nella Ford Fusion #43 e Aric Almirola nel 2017” ha detto il team in un comunicato rilasciato nei giorni precedenti.

Il Richard Petty Motorsports, diventa così il secondo team spinto dal motore Ford a ridurre il numero delle auto in pista dopo Il Roush Fenway Racing sceso da tre a due pilota con la partenza di Greg Biffle.

Petty, però non  sta a guardare, la cui intenzione è di riportare a due le monoposto presenti nel team per il 2018. Un team che nel 2010  aveva quattro piloti: Kasey Kahne,A.J. Allmendinger, Elliott Sadler e Paul Menard. Nel 2011 il disfacimento parziale del team salvò Allmendinger di fianco all’ Australiano Marcos Ambrose sulla Ford numero 9.

A seguire i problemi di Allmendinger hanno portato il sette volte campione NASCAR e proprietario Richard Petty a firmare Aric Almirola, il quale vincendo la Daytona 400 nel 2014, entrò addirittura nel Chase. La partenza di Ambrose a fine dello stesso, il quale aveva regalato due successi nello stradale del Glen durante i suoi quattro anni di permanenza con il team, diedero l’opportunità a Sam Hornish di ritornare nella massima serie per il 2015.

I successivi risultati sottotono dell’ ex Indycar Hornish costrinsero Petty a licenziarlo e ad offondare la Ford Fusion #9  e reclamare la Ford #44  per Brian Scott, neo arrivato nel team. Il secondo posto a Talladega lo scorso ottobre non è stato a sufficienza per convincere Scott a rimanere, il quale ha optato per il ritiro definitivo dalle corse.

Ora, Petty avrà con sè per il quinto anno consecutivo Aric Almirola, un pilota ancora in fase di sviluppo.

Ford ha perso così due monoposto sulla griglia per il 2017, ma d’altro canto l’arrivo dello Stewart-Haas che passerà da Chevrolet a Ford il prossimo anno porterà in pista Danica Patrick, Kurt Busch, Kevin Harvick e Clint Bowyer a bordo di quattro ulteriori Ford Fusion.

Gli Ovali defunti: Ontario Motor Speedway

L’ Ontario Motor Speedway non ha nulla a che fare con il Canada o il lago Ontario a Nord-Est del continente Nordamericano, bensì con la costa Ovest degli Stati Uniti nei pressi della grande città di Los Angeles.

L’idea di costruire l’Indianapolis Motor Speedway dell’ Ovest era un grande sogno americano del quale ci vollero ben tre tentativi prima di renderlo realtà, dopo che svariate corporazioni provarono senza successo a portare a termine l’impresa.

Su un’ area di 800 acri pari a 323 ettari di terreno, l’ovale prese forma nel 1968 con un costo di 25,5 milioni di dollari vicino all’ Aeroporto Internazionale Ontario. Una zona della costa ovest che avrebbe rappresentato un conglomerato di impianti motorisitici che includeva il Riverside International Raceway, altro tracciato che prese vita nove anni prima nel 1957, distante qualche chilometro più a Sud Est di Ontario. Solo nel 1997 a distanza di 3 km di questo ovale venne costruito L’Auto Club di Fontana, ovale tutt’ora usato dalle massime serie NASCAR.

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Ci si impiegarono 22 mesi prima di completarlo nel 1970 creando un gigantesco ovale di 4 km pari a 2,5 miglia identico o quasi, al leggendario Indianapolis Motors Speedway, tanto da relegare  all’ Ontario Motor Speedway il soprannome di “The Big O”. Oltre alla conformazione ad ovale presentava un tracciato misto di pari a 5,14 km.

Le premesse dell’ Ontario Motor Speedway aprirono le porte alle grandi categorie motoristiche del periodo quali  Formula 1, NASCAR e USAC ( l’attuale Indycar) che lo resero una celebrità a Ovest della nazione.I proprietari dell’ ovale convinsero in qualche modo la Formula 1 a gareggiare nel 1971, unico anno in cui il vincitore fu Mario Andretti. La bassa presenza di spettatori portò la Formula 1 stessa a non rinnovarlo per l’anno dopo.

Da quel momento l’Ontario Motor Speedway si concentrò solo ed esclusivamente sulle categorie americane. Nella NASCAR il primo evento arrivò con il Miller High Life 500 nel 1971 e 1972, in cui un certo signore A.J. Foyt, con i Wood Brothers (team tutt’ora attivo in NASCAR) riuscì a vincere le due edizioni, seppur abbia più voce in capitolo nelle ruote scoperte americane anzichè nelle Stock Car della NASCAR.

La mancanza di un sponsor vero portò l’ovale a saltare l’evento NASCAR nel 1973, cosa che invece accadde con la Indycar dell’ epoca. A quel punto il Los Angeles Times diverrà per la NASCAR lo sponsor che legò la serie al tracciato dal 1974 al 1980. In queste edizioni che sancirono la storia di questo ovale, la data dell’ evento venne spostata da Marzo a Novembre, mese che chiudeva la stagione delle Stock Car americane.

In queste sette edizioni sull’ Ontario Motor Speedway, o “The Big O” se vogliamo citarlo con il suo soprannome, 500 miglia di gara per 200 giri da completare portarono i piloti ad una prova estenuante della durata minima di tre ore e mezza di gara. Era l’ultimo evento della stagione.

Nel 1974 fu Bobby Allison a bordo di una Ford Mercury di Roger Penske in una lotta serrata con Pearson e Yarborough, gli unici a pieni giri su una griglia di 40 piloti a conquistare la gara su questo ovale.  Nel 1975 Buddy Baker, per tutti “The Gentle Giant” per via della sua stazza conquistò la gara  staccando di 30 secondi David Person. Il 1976 fu l’anno della rivincita di David Person, capace di spazzare letteralmente la concorrenza con ben 121 giri in testa doppiando tutti i piloti presenti in pista. Il suo successo è il più netto nella storia della categoria ad Ontario.

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Nel 1977 la gara fu vinta da Neil Bonnett tallonato dal compagno di team e leggendario Richard Petty. Il secondo posto di Petty non bastò per negare a Cale Yarborough il secondo dei tre titoli consecutivi.Nel 1978 Bobby Allison riuscì ad eguagliare A.J.Foyt nella lista dei maggiori plurivincitori del tracciato rimanendo al fronte per ben 134 giri. Un risultato che ancora una volta graziò Yarborough campione NASCAR a spese di Allison.

L’edizione 1979 andò a Benny Parsons leader per 56 giri, coinvolto nella lotta per il titolo tra Darrell Waltrip e Richard Petty. Waltrip finito in testacoda chiuse ottavo, Petty fu quinto. Una gara in cui Richard Petty vinse il suo settimo ed ultimo  titolo in carriera per un misero margine di 11 punti. Dopo quell’ anno il testimone di leggenda passò a Dale Earnhardt Sr, il quale nel 1980 sull’ Ontario Motor Speedway vinse il primo titolo in carriera all’ età di 29 anni, dopo che Parsons conquistò la bandiera a scacchi per il secondo anno consecutivo.

Dopo il 1980, l’Ontario Motor Speedway capitolò lasciando per sempre la NASCAR. In quell’ anno l’ovale venne acquistato per  3 milioni di dollari  dalla compagnia Chevron e nel 1981 venne demolito per dare spazio a centri urbanistici ed un centro commerciale. L’ Indianapolis dell’ Ovest scomparve per sempre.

Di questo ovale rimarrà un’idea, un ricordo di coloro che ne hanno potuto metterci piede sognando di avere una seconda Indianapolis per sempre.

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I grandi piloti del passato: Benny Parsons

Benjamin Stewart Parsons, per tutti “Benny”, fu un pilota della NASCAR che non rientra in maniera completa tra i  leggendari personaggi di questo sport, bensì tra quelli carismatici di discreto successo.

Nato a Wilkes County in North Carolina nel 1941 prima di cimentarsi a tempo pieno alle corse, svolse svariati lavori come benzinaio e tassista quando un giorno per sua fortuna venne invitato ad una gara da alcuni clienti. Quella sera per pura coincidenza Benny gareggiò la prima gara della sua carriera causa l’assenza del pilota ufficiale nella The Western North Carolina 500. Era il 9 agosto 1964, Parsons aveva appena 23 anni.

In quella gara Benny gareggiò per il team di tutto rispetto l’ Holman Moody, capace nella sua storia di vincere 94 gare in sedici anni di professionismo in cui piloti di spicco come Fred Lorenzen, Bobby Allison e David Pearson ne calcarono i successi. Benny nell’ occasione  fu  compagno di squadra di un certo Cale Yarborough. Parsons chiuse 21° costretto al ritiro per surriscaldamento del motore appena superata metà gara al giro 258 , Yarborough fu 20° ritiratosi per problemi al radiatore appena nove giri più tardi di Benny.

Fu lì che Parsons capì di farne della NASCAR il futuro della sua carriera lavorativa.Solo cinque anni più tardi nel 1969 colse l’occasione di prendere parte a sole quattro gare con Russ Dawson, con cui fece valere tutta le sue doti di pilota solido e tenace: tre top ten in quattro gare. Parsons era pronto per fare il salto come pilota full time.

Dal 1970 gareggerà nella massima serie fino al 1988.  Già dalla stagione 1970 completa l’annata in 8° posizione con 23 top ten in 45 gare disputate ma sarà nel 1971 che Parsons sfaterà il tabù della vittoria al South Boston Speedway il 9 maggio 1971. Con il Dewitt Racing strappò 18 top ten in 35 gare disputate concludendo l’anno al 11° posto.

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Tralasciando il 1972 in cui migliorerà certe statistiche stagionali, è il 1973 ad essere l’anno glorioso e fortunato. Ottenne la sua unica vittoria stagionale a Bristol ma è la sua solidità nei risultati a prevalere sul dominio di David Pearson: 21 to ten e 15 top fives in 28 gare, contro gli undici successi di Pearson in sole 18 partenze ufficiali. In base a queste statistiche e all’ impossibile probabilità di Pearson di rientrare alle gare dopo l’incidente di Rockingham, Parsons conquista il titolo NASCAR di quell’ anno, l’unico della sua carriera.  Con i suoi titoli nella serie ARCA nel 1968 e nel 1969, Benny diventa l’unico pilota a compiere questa speciale impresa in due serie differenti.

Dopo il titolo per lui cominceranno gli anni d’oro, piene di risultati confortanti e solide prestazioni rendendolo uno dei piloti di calbro della serie. Dal 1974 al 1980 Parsons sarà capace di concludere le rispettive stagioni nel top 5 per sette anni consecutivi, i quali diventerebbero nove aggiungendo il titolo del 1973 ed il quinto posto nel 1972.  In quei sette anni sarà capace di conquistare 13 delle sue 21 vittorie in carriera registrando il massimo di giri in testa in stagione completandone ben 1400 nel 1977. Completerà cinque  stagioni  con oltre 20 top ten ad annata tra il 1976 e il 1980. Inoltre, ottiene il successo il 16 febbraio 1975 nella Daytona 500 davanti a Bobby Allison. Infine conquisterà la World 600, l’attuale Coca Cola 600 di Charlotte nel Maggio 1980 davanti ad uno scatenato Darrell Waltrip, vero leader di quell’ evento.

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Salvo il 1981 anno in cui vinse a Nashville, Texas e Richmond, questa decade sarà quella del declino per il pilota, il cui ultimo sussulto di valore in termini di successo, ma non statisitico arriverà ad Atlanta nel 1984 vincendo dopo ben 150 giri compiuti in testa.

Parsons si ritirerà dalle corse a fine 1988 dopo 21 successi , 283 top ten con almeno un giro in testa in 192 gare , per un complessivo di 526  partenze in 21 anni di attività. Lasciate le corse ha intrapreso una seconda carriera come commentatore tecnico diventando una voce di spicco tra la fine degli anni ’80 e ’90, oltre ad avere delle comparse in alcuni film riguardanti la NASCAR e le corse in generale.

Fumatore fino al 1978, Parsons fu colpito da un tumore ai polmoni nel novembre del 2006 seppur presentasse problemi di respiro sin già dall’estate di quell’anno. Andato poi in terapia intensiva, Parsons morì il 16 gennaio 2007 al Carolina Medical Center di Charlotte all’ età di  65 anni.

A maggio di quest’ anno è stato dichiarato che verrà eletto nella HALL OF FAME della NASCAR nel 2017 con Mark Martin, Raymond Parks, Rick Hendrick e Richard Childress tutte persone di rilievo nella storia di questa serie.

 

Dale Earnhardt Jr rientrerà nella Daytona 500 nel 2017

Dopo un lungo periodo di recupero, esami e duro lavoro, Dale Earnhardt Jr ha avuto il via libera dai medici per tornare alle gare. Eletto per la 14° volta come pilota più popolare della serie Earnhardt Jr rientrerà allae corse nel 2017, in occasione della Daytona 500 il prossimo 26 di Febbraio.

Earnhardt Jr non ha preso parte al  campionato NASCAR 2016 a partire dalla 19° gara  per essere prontamente sostituito dal giovane Alex Bowman e da Jeff Gordon rientrato dal suo ritiro come pilota Full-Time. Ad ogni modo Earnhardt salterà il Clash del 18 di Febbraio, nel quale sarà nuovamente sostituto da Bowman a bordo della Chevrolet 88.

Il pilota ha avuto modo di rilasciare un comunicato che riguarda il suo stato attuale: “Mi sento bene e non vedo l’ora di ricominciare, speravo che le cose andassero bene ieri e così è stato. Attualmente salire in macchina è l’ultimo passo e mi dà una grande fiducia per il 2017” Poi coglie l’occasione per ringraziare Alex Bowman.” Alex ha fatto un ottimo lavoro pensando che avrebbe bisogno di un’ ulteriore opportunità. Ho parlato con Rick Hendrick e siamo in comune accordo per lasciare a Alex Bowman il volante per il Clash prima della Daytona 500. Sono contento che possa avere un’ ulteriore opportunità”.

Earnhardt Jr ha avuto a disposizione l’ovale di Darlington ove ha completato 185  sotto gli occhi del team, a conferma di uno status  ottimale per le gare. https://i0.wp.com/s3.amazonaws.com/hendrickmotorsports.com/uploads/production/_1200x1000_fit_center-center_95/16LAS1nk02687.jpg?resize=551%2C370

 

Dodge potrebbe tornare in NASCAR

Stando alle dichiarazioni del  CEO di Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne, Dodge potrebbe tornare in NASCAR in una data ancora da definirsi.

La settimana scorsa in concomitanza con le finali mondiali Ferrari avvenute a Daytona, nel gigantesco ovale della Florida Marchionne avrebbe parlato poi con Jim France,NASCAR’s executive vice president durante il gala di sabato scorso.

Dodge lasciò il circo NASCAR a fine 2012 da campione uscente lasciando il testimone ai vari Chevrolet, Toyota e Ford; quest’ultimo diventato poi motore del team di Roger Penske a partire dal 2013.

“Si, mi piacerebbe molto ritornare nella NASCAR.  Ho parlato con Jim France proprio ieri sera,” ha dichiarato Marchionne nella giornata di domenica. “Sono colui che ha portato via Dodge dalla NASCAR e quindi mi auto dichiaro colpevole…ma per coloro di voi che hanno la memoria corta, nel 2009 eravamo quasi vicini alla bancarotta, quindi correre nella NASCAR mentre stavo cercando di pagare debiti e fatture era veramente difficile…penso che ora siamo una situazione diversa, e se possibile, ritorneremo nella NASCAR, dobbiamo solo trovare il modo giusto per rientrare.”

Il ritorno di Dodge riporterebbe a quattro i costruttori in gara andati a braccetto per sei anni nell’ultima decade, ma Brian France, CEO della NASCAR rimane ottimista ma cauto: “Ci sono state trattative per riportare un’ ulteriore costruttore, ma non siami pronti a fare l’annuncio ufficiale.”

Dodge prima di lasciare il circus nel 2012 aveva già mostrato una plausibile Generation Six, ovvero le attuali presenti nel campionato NASCAR.

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Monster Energy sarà lo sponsor ufficiale della massima serie NASCAR

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Dopo quasi due anni dall’ annuncio dell’ addio di Sprint come sponsor della serie a fine 2016, Monster Energy, la compagnia di Energy Drink che da anni è affiancata al motorsport e piloti compie un passo da gigante in questo settore.

NASCAR e Monster Energy hanno raggiunto nella serata di ieri l’accordo pluriennale per sponsorizzare la massima serie dal 2017, nella città di Las Veges dove Venerdì si terrà anche il Banquet NASCAR Awards.

Seppur non si ancora stata delineata una data specifica della durata di questo legame, la decorrenza dello sponsor Sprint avverà il 31 dicembre 2016 e dal giorno successivo Monster Energy e prenderà così le redini.

“Monster Energy è un brand costruito sull’entusiasmo e su qualità che si allineano con la NASCAR” ha dicharato Brian France, NASCAR Chairman and CEO. “Questa sponsorizzazione è la più unica in tutti gli sport e nell’intrattenimento e siamo veramente contenti di avere un parnter che ci aiuterà ad alzare ancora di più il livello della nostra massima serie. L’annuncio di oggi è il culmine di una ricerca molto approfondita in un momento molto importante della storia del nostro sport.”

Attualmente non state ancora delineati i termini finanziari di questo accordo che si annuncia innovativo per la serie.Si lavora sul logo, sul trofeo e sul nome dei quali se ne saprà meglio nei prossimi giorni.

Monster Energy sarà la bevanda ufficiale della NASCAR  e avrà il suo nome anche nell’ All Star di Charlotte il prossimo maggio. Inoltre, la compagnia ha già annunciato che continuerà ad essere lo sponsor primario di Kurt Busch in un legame iniziato lo scorso anno. Prima di lui, Kyle Busch fu promotore nella serie minore di questo sponsor.

Un cambiamento radicale che promette buone sensazioni per il futuro della massima serie NASCAR.