La stagione di Kurt Busch

E’ terminato il primo round dei playoff 2017 in cui quattro piloti sono stati eliminati dopo la gara di Dover sancendo il top 12 per il round successivo.

In questi articoli che seguiranno quello odierno ripercorrerò la stagione di coloro ormai out per il titolo. Nella prima “puntata” mi concentrerò su Kurt Busch attualmente 16° e primo tra gli eliminati di questi playoff.

Il pilota di Las Vegas vincitore del titolo 2004, si qualifica per i playoff con il sussulto ottenuto nella Daytona 500, una gara vinta per la prima volta in carriera che condito al settimo posto ad Atlanta aveva fatto presagire ad una buona stagione di Kurt.

Gia dalla gara di Las Vegas Busch incatena una striscia negativa di gare che iniziano a metterlo con le spalle al muro. Nella sua città natale chiude a quattro giri dal leader in 30° posizione, 24° a Phoenix e 25° in California chiudendo il tour dell’ ovest nei peggiori dei modi.

Spostandosi sul versante atlantico le cose non cambiano sul piccolo ovale di Martinsville, già vincitore nel 2015, termina la gara in 37° posizione dopo aver forato e colpito il muro a 205 giri dal termine della gara. In questo frangente sarà obbligato a ritirarsi.

L’altalenante inizio apre le finestre ad un vento che cambia le rotte delle sorti di Busch, che fatto salvo il 25° posto di Bristol e il 19° posto ottenuto in Kansas, strappa quattro top ten in 6 gare.

Si tratterà di un semplice sussulto già che il pilota, comincerà una seconda parte di stagione al di sotto delle sue aspettative: Infila 3 gare intorno al 28° posto, e i top ten al Glen e a Sonoma non bastano raddrizzare una stagione, che porta Kurt con le al muro.

Ad Agosto Kurt rivela notizia sarà il pilota della Ford 41 dal 2018, vettura sul quale ha ottenuto 5 vittorie in carriera, e pertanto diventa free agent per la prossima stagione.

Kurt però ha voluto comunque dimostrare sul campo la sua solidità: nelle gare tra il 26 agosto ed il 9 di settembre ottiiene i migliori piazzamenti di stagione dopo Daytona: 5° a Bristol, 3° a Darlington e 4° a  Richmond. Risultati che potrebbero far sperare nei Playoff.

Sfortunatamente non sarà così: il 19° posto a Chicagoland è il miglior risultato, seguito dal ritiro in New Hampshire, ed una povera prestazione a Dover che ha chiuso con le sue speranze per il titolo.

Fuori dai playoff, a Kurt non rimane che dare il massimo entro fine anno e sperare, con molte probabilità di trovare un volante per il 2018

 

 

Hendrick Motorsports svela le livree del 2018

Per la prima volta nella sua storica carriera più vittorioso della NASCAR, quello di Rick Hendrick  ha svelato nella notte italiana le livree delle quattro nuove Chevrolet Camaro che scatteranno nella Daytona 500 2018.

Le auto sono state presentate dai piloti accompagnati da personaggi leggendari di questo sport. Alex Bowman affiancato a Dale Earnhardt Jr ha svelato la Camaro 88 targata Nationwide. Il presente ed il futuro della vettura 88 hanno mostrato i colori blue e bianco, che hanno recentemente contraddistinto questa Chevrolet. Jimmie Johnson dal canto suo, con 83 vittorie su questa vettura,il veterano del team  e sette volte campione NASCAR è stato affiancato dall’ owner Rick Hendrick per svelare i colori della Chevrolet 48 nero opaco ed un giallo fluosforescente. Una livrea nuova targata Lowe.

Storia e passaggio di testimoni invece per le auto 24, celeberrima auto del team dal 1992 e la neo arrivata numero 9, in sostituzione della storica Chevrolet numero 5.

La vettura 24, la quale sarà guidata dal giovane William Byron si presenta con un tuffo nel passato legandosi ai colori di Jeff Gordon con colori accesi  giallo, rosso blu ed sfumatura a forma di fiamma. Colori che hanno constaddistinto la seconda parte della carriera di Gordon. Un auto che sarà sponsorizzata da Axalta. Al momento la vettura 24 conta solo con i 93 successi Gordon, ora  in mano Chase Elliott che la lascerà a fine stagione per salire su un sedile che ha caratterizzato la carriera  di suo padre Bill Elliott.

Infatti, Chase e Bill hanno hanno rivelato i colori della della Chevrolet numero 9 appartenuta a Bill Elliott dal 1976 al 1991 e dal 2001 al 2003 conquistando 38 dei suoi 44 successi in carriera. La nuova Camaro di Chase Elliott sarà sponsorizzata nuovamente da NAPA, il quale ha deciso di allungare il contratto con il pilota per i prossimi 5 anni. Una Chevrolet dai colori blu, giallo e bianco che la rappresenteranno nella prossima Daytona 500. Per la vettura numero 9, autrice di 53 successi vede oltre a Bill Elliott, Kasey Kahne con 11 vittorie e Marcos Ambrose con 2 vittorie su questa vettura appartenuta negli anni recenti, fino al 2014 a RPM (Richard Petty Motorsports). Il testimone passa così a Chase Elliott che ora ha la possibilità di vincere con due auto storiche.

Un gruppo di giovani piloti con grandi speranze per il futuro di Hendrick accompagnati dal leggendario veterano Jimmie Johnson a caccia del record dei record.

La nuova Chevolet Camaro sostituirà dal 2018 la SS attiva dal 2013 nella massima serie, ora che al momente, figura nella Xfinity, aprendo le porte ad una possibile concorrenza spietata con Ford che al momento ha in campo la Fusion e la Toyota con la Camry.

Addio Robert Yates: aveva 74 anni

Robert Yates ci ha lasciati. Uno dei baluardi di questo sport era affetto da un cancro al fegato  scoperto quasi improvvisamente, con il quale ha lottato fino all’ ultimo, ma Yates si è arreso nella giornata di ieri all’ età di 74 anni. Lascia il figlio Doug suo braccio destro nel corso della sua carriera che ha compiuto di recente 50 anni.

Ma quello che Yates ha fatto per la NASCAR è qualcosa di gigantesco e non verrà mai scordato dai team e dai fan di questo sport

Con una laurea in in Ingegneria Meccanica, Robert Yates si approccia alla NASCAR  con la Holman-Moody forza del motore Ford nel 1967. Sin da quel momento Tra Yates e la casa dell’ ovale blu nascerà un amore che la persona in questione metterà tutto il suo intelletto e gli sforzi per rendere questo motore il migliore della NASCAR. Tra il 1969 e il 1975 Yates si aggrega a Junior Johnson con il quale vincerà ben 30 gare come costruttore del motore Ford in NASCAR. Il successo e l’unica Daytona 500 di LeeRoy Yarbourgh sarà la prima delle 5 vittorie in questa rappresentazione.

Gli sforzi di Yates nell’ espandere ai team il motore Ford, oltre che a costruirlo porta Bobby Allison con il team DiGard a vincere il titolo nel 1983. Dopo 10 anni  finisce con Ranier-Lundy senza ottenere grossi risultati di rilievo.

Ma è la decisione di creare un suo stesso team denominato Yates Racing nel 1989, a dargli una certa importanza. L’ingaggio di Davey Allison produce 15 successi ed una Daytona 500 prima della morte prematura del pilota nel 1993. A quel punto Dale Jarrett diventerà il punto di riferimento del team sulla celeberrima auto 88, come sempre spinta dal motore Ford. Jarrett completerà 28 gare al primo posto delle 32 conquistate in carriera fino al 2005, annata della sua ultima vittoria a Talladega, finirà nel top five della generale per 6 anni consecutivi (1996-2001) ed infine, conquisterà nel 1999 il primo ed unico titolo nella storia del Yates Racing.  Tra gli altri piloti, Ricky Rudd, Elliott Sadler ed Ernie Irvan porteranno a casa delle singole vittorie. Un team che alla fine nel 2007, annata della sua chiusura otterrà 57 vittorie,269 top fives, 432 top ten (188 solo per Jarrett) in 1154 gare disputate.

Dopo il ritiro come team, il figlio Doug apre un’azienda che continuerà a dare il motore Ford nella massima serie NASCAR, insieme Jack Roush, altro personaggio calibro di questo sport.  Fonderanno il Roush-Yates Engines, tutt’ora attivo che in data odierna fornisce i motori a 7 team nella massima serie NASCAR.

Viene scelto per essere eletto nella Hall of Fame della classe 2018 nel maggio di quest’anno con Ken Squier, Ray Evernham, Red Byron  e Ron Hornaday. La  sua ultima apparizione in pubblico avvenne poco prima della gara di Darlington durante la presentazione della livrea throwback di Danica Patrick in suo onore ricordando Dale Jarrett.

Yates lascia dietro di sè una storia colossale in cui i suoi sforzi hanno prodotto tutti questi successi collettivi e personali a cui non resta che dire Grazie di tutto Robert, Riposa in pace.